ti guardo e non mi pare vero per niente…
io che ultimamente non riesco nemmeno a mandare in stampa una foto da appendere in bagno, mi ritrovo tra le mani un libro con più di duecento (200) foto!
e le foto sono mie eh!
ma da dove sei venuto?
tecnicamente sei arrivato con un corriere dall’Olanda qualche settimana fa… ho aperto il pacco che ti conteneva al lago… il lago… che è più di una casa per chi è cresciuto qui… ti ho sfogliato, un po’ in imbarazzo di fronte all’acqua, testimone di buona parte della mia esistenza e ho pensato un bel po’ di cose che per ora mi terrò per me…
quindi… da dove sei venuto veramente?
da un marciapiede di New York, più di 8 anni fa, mentre me ne stavo sdraiato per terra sull’asfalto a scattare una foto…
in quel viaggio durato dieci giorni ho camminato per le strade di una città che mi ha ammaliato e rapito, stordito e ubriacato di immagini che per quanto mi accanissi a registrare, non riuscivo a trattenere tant’era la velocità con la quale si susseguivano e mi invadevano…
ho camminato e camminato e camminando ho scattato e scattato…
poi sono tornato e qui non c’era più nulla da fotografare.
non c’è mai più stato nulla di così invadente e ingordo e traboccante…
le foto le ho guardate subito… una manciata di compact flash con migliaia di immagini dentro… “Cazzo fanno schifo!” ho pensato… “Lo sapevo…”
come mi accade sempre al ritorno da un viaggio, anche questa volta mi sono ritrovato a ripudiarne il ricordo fotografico, sempre inadeguato se non gli si da il tempo di sedimentare…
non era possibile che fosse tutto così osceno, io per le strade le avevo viste quelle foto… creature notturne sfuggenti, caotiche in costante movimento su quelle strisce onnipresenti… così teatrali… e poi con la luce tutto pareva più a fuoco e c’erano volti e corpi e piazze ma era impossibile mantenersi in equilibrio in mezzo a tutto quanto…
così ci ho riprovato e qualcosa c’era…
un anno dopo ne è uscita una piccola, umile mostra, “NYC Attitudes” dove c’erano otto foto a colori e otto in bianco e nero…
poi un sonno inquieto lungo sette anni nel quale a tratti mi svegliavo e rivedevo e rivivevo… uno squilibrante fiume di immagini in bianco e nero.
così sei nato tu.
in questo lungo inverno ho trovato la forza di disseppellirti da quel marciapiede e di darti una forma, caotica si, ma anche ordinata… ho scartato molto, ma molto meno di quel che avrei voluto… duecento immagini sono inguardabili da chiunque… lo sai, io ti amo, ma fatico a sfogliarti fino alla fine anche se ogni volta mi ripeto: “Che cazzo me ne frega, io ti ho voluto così!”
e così sei.
qualcosa di finito.
…e chi mi conosce da sempre, sa che io ho una profonda allergia per le cose finite…
[a si… c’era una volta un viaggio a Capo Nord, un cartello con su scritto… mmm ma questa è un’altra storia…]
e ora?
ora c’è la parte che non so fare, quella che viene dopo, quella che vorrei facesse qualcuno per me, quella nella quale dovrei fare qualcosa per liberarti perchè ora che sei venuto al mondo, vorrei che tu lo vedessi il mondo…
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